venerdì 4 aprile 2014

Da qualche parte arriveremo /3

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- 4 - 
La puzza

L'ospedale puzzava di vecchio e di stantio, come il nostro vicino di casa che non usciva mai dalle sue quattro mura. Quella puzza insopportabile mi spaventava più dei dottori, più del dolore, più di quel verde orrendo che si trova solo negli ospedali.
Il dolore non fa male.
Lo diceva sempre la mamma.
Mi mettono un gesso azzurro al braccio. Sorridono tutti. Mi dicono di fare più attenzione. Mi dicono che se vorrò far firmare il gesso da tutti, quando me lo toglieranno potrò tenerlo per ricordo.
Ma io non so se voglio ricordare.
Eppure ricordo. Ricordo. Soprattutto di notte, quando dormo e dovrei sognare sogni d'oro come diceva sempre la mamma.
Ricordo i tonfi soffocati e le lacrime. Ricordo la mamma con gli occhi bassi.
Sogno la paura che è tanto grande da prendere forma umana.
Mamma parla con il dottore. E' giovane e bello. Con lei non sorride. Poi mamma torna e mi abbraccia
"Ida, amore mio, papà non l'ha fatto apposta"
E, forse, ci crede davvero.


- 5 -
Enrico

Ho conosciuto Enrico una sera che grandinava. Me ne stavo lì, in mezzo alla strada e lui si è preoccupato per me. Mi è venuto vicino con un ombrello.
"Se non si ripara finirà per farsi male"
Il dolore non fa male.
Comunque, il suo sorriso era simpatico e l'ho seguito fin sotto un balcone.
Così ci siamo presentati e siamo andati in un bar a prendere un caffè aspettando che smettesse di grandinare.
Beveva il caffè amaro. Mi è sembrato un buon segno.
Così potevo non ricordare quanti cucchiaini mettere quando glielo portavo. Che non fosse troppo dolce o troppo amaro.
Ho chiuso gli occhi mentre lo beveva. Aspettavo le grida. Stupida. Incapace.
"Stai bene?"
E' buono il caffè?
"Ne ho bevuti di migliori ma non è male"
Mi ha sorriso. Non c'era traccia d'odio nei suoi occhi. Parlavano una lingua che io non capivo.


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