martedì 28 ottobre 2014

Nemmeno il tempo.

Ci avevo pensato. Non volevo che accadesse.
E invece, forse, no. Forse era proprio quello che volevo. Volevo che sapessero. Volevo che leggessero. Per questo ho scritto.
A qualcuno avevo raccontato. Ad alcuni di più, ad altri di meno.
La vita ti porta a condividere istanti, momenti. 
Ma poi alla fine cosa ne resta? Cosa rimane di tutta l'empatia di un attimo?
Quell'attimo in cui pensi che il tuo presente resterà per sempre. Non resta che un ricordo. Sbiadito, il più delle volte. Perché puoi scrivere quanto vuoi ma nessuna parola sarà mai in grado di rendere il vissuto vero. Anche se con le parole ci sai fare.
Ma sto divagando. Divago spesso. Mi aiuta a ricordare. Lo so che scrivo tutto ma le parole non sono mai abbastanza.
Ho compilato degli elenchi per ricordare. C'è un elenco di tutte le frasi che mi hanno colpita. Un elenco dei viaggi che ho fatto. Un elenco degli uomini con cui sono stata. Un elenco delle persone di cui mi sono innamorata. Un elenco dei perché. Un elenco delle date. Un elenco delle cose che mi hanno fatto soffrire. 
Non li rileggo mai. Li ho sparsi per tutta la casa. 
Sono scritti a mano su appositi quaderni. E poi, ho le copie registrate su file. Quelle sono più aggiornate. Nomi, date, parole, ricordi.
Non ho mai creduto che se la memoria ti sbiadisce un ricordo è perché, in qualche modo, quel ricordo sia meno importante. Tutto è importante.
Allora, forse, volevo che leggessero. Volevo che li trovassero. Volevo che mi conoscessero perché alla fine, nessuno mai, era riuscito a leggermi davvero dentro. 
O, forse, sto solo cercando una giustificazione per il dolore o lo sconcerto che, lo immagino, tutti quei ricordi daranno a chi li leggerà. 
Già. Chi li leggerà? Non lo saprò mai. 
Non ho neppure il tempo di stilare un elenco che ancora mi manca: quello dei rimpianti.




domenica 5 ottobre 2014

Come si fa l'antimafia.

Sono passate due settimane dalla visita in valle di Susa di Gaetano Alessi, giornalista e scrittore antimafia che ha presentato, sia alla libreria "La città del sole" di Bussoleno che al Caffè Basaglia di Torino, il suo libro "Le eredità di Vittoria Giunti". Volevo scrivere prima questo post ma spesso mi accade di essere travolta dalla vita e di non trovare il tempo per riordinare i pensieri. Tuttavia, visto che l'impegno di Gaetano è continuo e quotodiano, questa mia riflessione non è del tutto fuori tempo.

Gaetano è arrivato un venerdì pomeriggio in valle di Susa. La libreria non era gremita come avremmo voluto ma, volendo guardare il lato positivo della cosa, questo ci ha permesso di instaurare con lui una conversazione più diretta, molto interessante.

Siamo partiti dal libro, che non sto a raccontarvi di nuovo, e dal parlar di Resistenza. Il passato ha lasciato presto spazio al presente e alla impari lotta di un gruppo di ragazzi di Raffadali (nel cuore della Sicilia) contro una mafia talmente grande, radicata e presente che può far accadere cose che a noi sembrano impossibili. Per esempio, può far accadere che tutto un gruppo dirigenziale di sinistra, legato al Pci, improvvisamente migri tra le file del centrodestra e sostenga un mafioso dichiarato. Può far accadere che le persone che cercano di opporsi siano dapprima isolate, poi minacciate, poi ne venga minacciata la famiglia, poi ancora licenziate e in qualche caso diventino vittime di pesanti atti di vandalismo o di aggressioni.

Come si comincia a fare antimafia sul serio, Gaetano ce lo spiega con chiarezza. "Non è che basti dire o scrivere quello è un mafioso, perchè lo sanno tutti, o la mafia è una montagna di merda. Per dare fastidio alla mafia bisogna toccarla sugli interessi. Così ci siamo infiati negli uffici tecnici e siccome il male è davvero banale, nell'arco di tre anni gli abbiamo fatto saltare affari per diversi milioni di euro. E loro hanno cominciato a farci saltare le auto".

E quando ti succede che fai? "Hai due strade. Puoi denunciare ma sai già che in qualche modo ti bruci e che non potrai continuare a fare quello che fai. Oppure fai finta che non sia accaduto nulla". 

Ora, a dirla così, per noi che la mafia ce la immaginiamo come la macchietta folkloristica che hanno voluto inculcarci, sembra una roba facile. Ma non è facile per chi non può dormire due volte nello stesso luogo, per chi rischia di essere gambizzato ogni volta che esce per strada, per colui che teme di aver perso ogni appoggio, ogni solidarietà da tutte le persone con cui è cresciuto. Non è facile se il nemico è uno che si può permettere di dire allo Stato: se mi fai rientrare nell'amnistia ti saldo il debito pubblico italiano. Il debito pubblico italiano. Solo per dare una vaga idea dell'immensa mole di denaro a disposizione della mafia. Una mole di denaro in grado di comprare qualsiasi cosa ma, per fortuna, non chiunque.
"Vittoria ci diceva: vincerete perchè le idee buone non possono essere sconfitte".

L'antimafia vera, ci dice Gaetano, si fa scrivendo nomi e cognomi. L'antimafia si fa al nord come al sud, andando a toccare gli interessi. Facciamo degli esempi? "La prima cosa è chiedere ai Comuni di organizzare i propri regolamenti interni affinchè non si possano più fare gare al massimo ribasso. Perchè i soldi non sono un problema per chi deve solo riciclarli. È una cosa possibile e ci sono già dei precedenti. Per esempio Ravenna, Reggello e Campegile". 

Un'altra grande lotta Gaetano e gli altri ragazzi la stanno combattendo contro il gioco d'azzardo. Piccoli passi. Impedire che attraverso il wifi comunale si possa giocare d'azzardo sui dispositivi mobili oppure rendere non conveniente alle sale da gioco il restare su un territorio, negando loro spazi pubblicitari e via dicendo. "Lo Stato oggi spende di più per curare i ludopatici che i tossicodipendenti. Noi cerchiamo di convincere i Comuni a fare delibere specifiche. È difficile ma a volte si riesce".

Gaetano è rimasto con noi due giorni. C'era sempre qualcosa che non sapevo e che avrei voluto raccontasse e dettagliasse e ci insegnasse. E lui mi diceva: perchè questa cosa ti stupisce? Per me è poco più che una nota di colore. E io che pensavo, non sono stupita... trovo tutto questo agghiacciante.

Trovo agghiacciante che ci sia ancora gente che pensa che la mafia al nord non esista. Trovo agghiacciante che ci siano ancora persone che si fanno comprare come bestie al mercato anche se fino al giorno prima si vantavano d'essere i depositari dell'etica. Trovo agghiacciante che ci siano ancora persone che nel nome del denaro - mascherato da libertà di scelta - sacrificano famiglie, generazioni. Trovo agghiacciante aver comperato e dormito, senza saperlo, su un materasso che ha certamente aiutato la mafia a riciclare qualche euro. Perché certe cose dovrebbero essere scritte tutti i giorni su tutti i quotidiani. Trovo agghiacciante che quando si parla di antimafia ci siano sei persone in platea e quando invece arriva il tronista di turno si riempano le piazze.

Non so Gaetano dove trovi tanta forza, resistenza e speranza. Vorrei averne almeno la metà.

Ora vi do tutti i link del caso. Leggete quello che scrivono i ragazzi di AdEst. Leggete quello che scrive Gaetano. Lasciate perdere tutti i miei deliri. Informatevi. Cliccate sul Blog di AdEst o sulla pagina Fb di Gaetano Alessi

Ah, giusto per informazione, Gaetano ha appena finito di scrivere un libro che si intitola Periferie e che parla anche della lotta della Valsusa alla Torino-Lione. Spero vorrà tornare in valle per presentarlo.